E' generalmente diffusa in questo settore la tendenza ad una certa confusione in ambito al ruolo e soprattutto all'attività del lavoratore domestico e alle sue varie classificazioni.
Da un punto di vista strettamente normativo, la legge stabilisce che i lavoratori domestici sono una categoria professionale che presta un attività continuativa finalizzata alle necessità della vita quotidiana e familiare del proprio datore di lavoro.
In questo senso possiamo suddividere il lavoratore domestico in base alle attività svolte, e citare ad esempio tra i rappresentanti di questa catogoria le colf, i babysitter, gli assistenti familiari, i camerieri, le donne delle pulizie e le governanti.
Rientrano in questa categoria professionale anche coloro che prestano le attività presso strutture pubbliche come ospizi, orfanotrofi o case di riposo per anziani; enti religiosi come parrocchie, conventi o seminari; caserme militari o comandi di polizia; e comunità non profit il cui fine è prevalentemente assistenziale.
Al contrario quindi non fanno parte di questa categoria i soggetti le cui prestazioni non sono dirette al servizio della persona o della famiglia come ad esempio i cosidetti lavoratori "alla pari".
Un ulteriore precisazione importante riguarda l'età lavorativa: sono infatti compresi tra i domestici tutti i soggetti in età da lavoro, ovvero che abbiano compiuto almento 16 anni e assolto l'obbligo scolastico.
Infine è ammessa anche l'assunzione di un familiare convivente nel caso in cui il datore di lavoro sia anche intestatario di un indennità di accompagnamento.